Stop TTIP: fermiamo il trattato transatlantico di partenariato Usa-Ue

378113 (1)Il 19 ottobre a Miami inizia il nuovo round di negoziati tra l’UE e gli Stati Uniti sul trattato di libero scambio, ma i cittadini chiedono chiarezza e intanto si mobilitano: Dal 10 al 16 ottobre è  stata proclamata una settimana di proteste contro il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) , inaugurata da una grande mobilitazione che ha portato 250 mila persone  per le strade di Berlino in protesta contro un trattato che vuole abbassare gli standard di qualità, sicurezza e tutela ambientale, mettere in pericoli i diritti dei lavoratori, oltre che facilitare l’ingresso di ogm difficili da rintracciare, un maggiore utilizzo di pesticidi e la concentrazione delle produzioni nelle mani di pochi.

Cos’è il TTIP
Il TTIP è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico con l’intento dichiarato di abbattere dazi e barriere non tariffarie tra Europa e Stati Uniti per la gran parte dei settori economici, rendendo il commercio più fluido tra le due sponde dell’oceano.

Un trattato molto delicato, negoziato in segreto tra Commissione UE e Governo USA fino alla fine del 2014 quando la società civile ha richiesto sempre più trasparenza, che vuole costruire un mercato unico tra Europa e Stati Uniti le cui regole, caratteristiche e priorità attualmente determinate dai nostri Governi e sistemi democratici, verranno fortemente condizionate da organismi tecnici sovranazionali a partire dalle esigenze dei grandi gruppi transnazionali.

Il Trattato infatti prevede l’introduzione di organismi tecnici potenzialmente molto potenti e fuori da ogni controllo da parte degli Stati e quindi dei cittadini. Il primo, un meccanismo di protezione degli investimenti: Investor-State Dispute Settlement (in sigla: ISDS; traducibile in italiano come Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) consentirebbe alle imprese europee o USA di chiedere compensazioni economiche agli opposti governi qualora democraticamente introducessero normative, anche importanti per i propri cittadini, che ledessero i loro interessi passati, presenti e futuri.

Un meccanismo rischioso che, se accompagnato da una definizione degli standard meno stringente, potrebbe mettere in discussione diritti acquisiti nonostante le rassicurazioni delle istituzioni europee, secondo le quali gli stessi non verranno abbassati. Un esempio riguarda gli standard agroalimentari, considerato che nei testi negoziali europei viene ribadito il ruolo centrale del Codex Alimentarius, l’organismo che fissa gli standard di qualità alimentare, dai residui di pesticida nei piatti all’uso di Ogm. Spesso i criteri usati dal Codex per la qualità degli alimenti sono più permissivi di quelli europei, e ogni variazione più restrittiva potrebbe essere considerata “distorsiva del mercato” e per questo sanzionata. La mancanza poi nei documenti ufficiali di ogni riferimento esplicito al “Principio di precauzione” è un ulteriore elemento di preoccupazione.

Un altro organismo di cui viene prevista l’introduzione è il Regulatory Cooperation Council: un organo dove esperti nominati della Commissione UE e del ministero USA competente valuterebbero l’impatto commerciale di regolamentazione nazionale, federale o comunitaria. A sua discrezione sarebbero ascoltati imprese, sindacati e società civile. A sua discrezione sarebbe valutato il rapporto costi/benefici di ogni misura e il livello di conciliazione e uniformità tra USA e UE da raggiungere, e quindi la loro effettiva introduzione o mantenimento. Un’assurdità antidemocratica che andrebbe bloccata il prima possibile.

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Fermiamo il TTIP
Il TTIP è ad un passo dalla sua approvazione finale. Solo una forte pressione dal basso potrà far capire ai nostri governanti ed europarlamentari che le persone non lo vogliono.

Ottobre sarà un mese cruciale. Cosa può fare ognuno di noi per fermare la stipula di questo trattato?

1. Informarsi: le informazioni non mancano di certo in rete, sui giornali e sulle riviste. Non fermiamoci alla prima opinione, cerchiamo di capire con più letture cosa sta succedendo.
2. Firmare la petizione. Potete farlo comodamente online su https://stop-ttip.org/it/firma/ ma sullo stesso sito potete scaricare il modello cartaceo di raccolta firme da stampare. Se non siete pratici con il computer fatevi aiutare, non fermatevi alla prima difficoltà!
3. Partecipare alla mobilitazione internazionale di ottobre 2015. Dal 10 al 16 ottobre in tutta Europa e negli Stati Uniti è stata indetta una settimana di mobilitazione, resta informato sulle manifestazioni che saranno annunciate a breve nella tua città.
4. Discutere e diffondere con amici e conoscenti la tematica del TTIP.

Per approfondire
Ecco alcuni siti web dove approfondire la tematica:
http://stop-ttip-italia.net/
https://stop-ttip.org/it

Stop TTIP Italia

http://www.italiachecambia.org/

CAMP di GRANO in Cilento: innovazione, ruralità e…Movimento Sem Terra

Non lontano dalle nostre “terre di mezzo”, anche quest’anno si terrà l’iniziativa #Camp di Grano, una settimana, quella dal 13 al 19 luglio, di alfabetizzazione rurale e innovazione sociale a Caselle in Pittari, paesino di quasi 2000 anime all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, a cui partecipano 25 ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia selezionati attraverso un contest on line. L’intento è di parlare – e soprattutto praticare – di agricoltura con un approccio partecipativo e ragionato, seguendo percorsi e obiettivi molto affini a quelli della nostra Cooperativa: un laboratorio teorico-pratico con dibattiti e riflessioni sui temi dell’agricoltura biologica e sinergica, della permacoltura, della biodiversità, dell’architettura rurale e della rural social innovation.

camp-di-granoLa settimana di innovazione rurale è propedeutica alla celebrazione del Palio del grano, che ormai da undici anni si svolge nella seconda metà di luglio sempre a Caselle in Pittari. Una vera e propria festa che celebra il forte legame che la comunità ha con la terra: una mole di sentimenti, tecniche e saperi che rischiavano di andare perduti per sempre. Un po’ come tutti i semi raccolti nella biblioteca del grano che anno dopo anno vengono distribuiti ai vari contadini che fanno parte del circuito Terra Madre in modo così da tenere vive specialità vegetali a rischio di estinzione

Una settimana di vita rurale sul campo in cui si impara dagli antichi contadini cilentani l’arte delle mietitura tradizionale e di tutti i processi di lavorazione del grano fino alla molitura in mulino a pietra ad acqua, nella vicina Oasi del WWF di Morigerati. Un momento laboratoriale, di osservazione e sperimentazione, di esperienza e di conoscenza, di scambio e di apprendimento.

L’edizione di quest’anno poi, sarà arricchita dalla presenza di una delegazione del Movimento Sem Terra, tra le realtà sociali più grandi dell’America Latina (conta un milione e mezzo di contadini brasiliani), da trenta anni lotta per una riforma agraria in Brasile, occupando migliaia di ettari di terra improduttiva e di sfruttamento lavorativo del latifondo, costruendo relazioni sociali giuste, realizzando la formazione culturale e tecnica degli agricoltori, le metodologie partecipative di educazione popolare, l’assistenza medica e il mutualismo, rafforzando la produzione e le strategie di commercializzazione solidale, stimolando la capacità politico-organizzativa degli enti di base.

ll Camp di Grano è un’iniziativa del Rural Hub, organizzata in collaborazione con la Proloco “Caselle in Pittari”insieme a Cumparete, CIA Campania e Libera Terra Mediterraneo,  “Terra di Resilienza” e Condotta Slow Food Camerota eGolfo di Policastro.

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RESTIAMO UMANI: Sulle stragi di migranti nei nostri mari

Nella notte tra sabato e domenica si è consumata l’ennesima strage impunita: centinaia di persone sono affogate nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere le coste europee. Persone che fuggivano da guerre e povertà, nella speranza di potersi costruire una vita migliore. Non si può rimanere indifferenti. In quel mare sono affogati fratelli e sorelle: quei morti sono i nostri morti e vogliamo affermarlo pubblicamente. Né si può rimanere indifferenti davanti a una società che scivola verso la barbarie. Non si può rimanere in silenzio, mentre alcuni gioiscono per una simile tragedia e lo affermano senza alcuna vergogna.

Boat Migrants Risk Everything for a New Life in Europe:  African asylum seekers rescued off boats and taken aboard an Italy navy ship, June 8, 2014.

Il problema non sono le migrazioni. La storia del mondo è fatta di queste. Tutti i popoli e in tutte le epoche le hanno conosciute, arricchendosi e ampliando il proprio bagaglio culturale e sociale. Il problema sono le guerre, lo sfruttamento, la disoccupazione, le mafie, la corruzione. Chi oggi propone di fermare le migrazioni senza porre rimedio a questi problemi, o peggio, alimentandoli, è il vero nemico di questa società.

E che non si parli di tragedia, quando un intero sistema, scientificamente, progetta e determina le aggressioni e le razzie dell’imperialismo, la fuga – o meglio la cacciata – di milioni di donne e uomini, la discriminazione razziale, la marginalizzazione nei territori, nelle città, lo sfruttamento spudorato del sudore e del tempo di chi è sottoposto a tutto questo. E ancora: le frontiere, Mare Nostrum e poi Frontex, i Cie, le impronte digitali e il reato di clandestinità, i barconi che affondano nell’ipocrita cordoglio dei responsabili di quelle morti.

Non si può rimanere fermi, mentre i politici responsabili di aver costruito un sistema di gestione delle frontiere che uccide i più deboli e fa arricchire gli scafisti senza scrupoli, si rimpallano le responsabilità. Il silenzio diventa complicità di questo massacro. L’ipocrisia è il crimine più grande di questi politici che (non) ci rappresentano.

È necessario aprire un corridoio umanitario e dei canali di accesso legale all’area Schengen per i profughi in fuga dalle guerre e per quelli in fuga dalla povertà.

È indispensabile sospendere il regolamento Dublino e consentire alle persone tratte in salvo di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente con un fondo europeo ad hoc l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi.

È arrivato il momento di voltare pagina rispetto alle politiche che producono clandestinità ed emarginazione, di smetterla di trattare i migranti come un problema di ordine pubblico all’interno del paradigma di una presunta emergenza che si ripete ciclicamente.

È arrivato il momento di affrontare le migrazioni come un fenomeno politico, economico e sociale che come tale ha bisogno di politiche di inclusione vere e programmate.

E’ arrivato il momento di pretendere, come operatori, attivisti, esseri umani, che l’accoglienza non sia fondata su uno squallido principio di medicalizzazione e cinica speculazione sugli ospiti dei centri e di
denunciare che le politiche di accoglienza non siano mai tese a creare le reali condizioni di inclusione sociale e lavorative di uomini e donne che scappano da guerre e persecuzioni.

E’ arrivato il momento di decidere se teniamo di più all’esistenza delle frontiere o alla vita delle persone. Ma soprattutto, ancora una volta, è il momento di RESTARE UMANI.

Martedì 21 aprile, giornata di mobilitazione nazionale a Roma per fermare la strage di innocenti. Noi ci saremo.

SEEDS – Cooperativa Sociale