Orti sociali su terreni della camorra: Da Bene confiscato a BENE COMUNE

A quasi vent’anni dalla legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, anche Nola avrà finalmente il suo “presidio della legalità”, il primo in assoluto nell’intera area.

downloadLa cooperativa sociale SEEDS, in partenariato con il Forum Ambiente area nolana, è risultata infatti vincitrice del bando pubblico emesso dal Consorzio Sole per la concessione di beni confiscati alla camorra da destinare alla realizzazione di progetti aventi finalità sociali. Si tratta nello specifico di un terreno di circa 4mila metri quadrati confiscato al clan Alfieri situato a Piazzolla di Nola, frazione dell’omonimo Comune del napoletano. Ieri, presso la sede città metropolitana di Napoli, è avvenuta la cerimonia di consegna delle chiavi dei beni confiscati, alla presenza del sindaco metropolitano Luigi De Magistris, del direttore del Consorzio Sole Lucia Rea e delle altre quattro organizzazioni del terzo settore assegnatarie di beni nei Comuni di Arzano, Marano, Torre del Greco e Villaricca.

Ripartire dalla terra per ricostruire una civiltà che metta al centro del suo operare il rispetto per l’ambiente, la tutela dei diritti, l’integrazione socio-culturale dei soggetti svantaggiati e la partecipazione degli alunni degli istituti scolastici: sono queste le priorità per restituire ai cittadini un bene sottratto agli interessi criminali, per avviare le attività degli orti didattici e comunitari” – sottolinea Gianluca Napolitano, socio della cooperativa, nel corso del suo intervento. “Importante sarà Il ruolo delle istituzioni e dell’associazionismo locale nel difendere e sostenere attivamente questo nuovo percorso, considerato anche che dal 2008 il bene è di proprietà del Comune”, continua Napolitano, “ma forse, più importante, sarà il ruolo di ogni cittadino nell’abbattere un muro fatto di omertà, timori e compiacenza”.

Attraverso l’allestimento di spazi sociali e il coinvolgimento diretto di studenti e adulti nella realizzazione e gestione di un orto biologico non solo si darà evidenza tangibile al valore sociale del progetto ma, soprattutto, si promuoverà la cultura dell’economia legata al territorio, così come già sperimentato negli anni passati in diverse iniziative targate SEEDS a fianco delle scuole del Baianese e dell’Irpinia. Una vera e propria aula didattica all’aperto dove, in modo concreto, grandi e piccoli attiveranno un “circolo virtuoso intergenerazionale” partecipando da protagonisti alla produzione di varietà tipiche del territorio che rischiano l’estinzione a causa dell’omologazione delle produzioni agricole sempre più monopolizzate dalle multinazionali del seme.

Il vice-presidente di SEEDS, Giuseppe Ivan Candela, sottolinea che la creazione di orti didattici sul terreno confiscato, non rappresenti solo un’iniziativa simbolica: “In questa fase storica in cui la criminalità organizzata prova a ristabilire la sua egemonia sui nostri territori, gli orti sociali rappresentano un’opportunità vera di riscatto e di auto-reddito per l’intera area, dando così vita a un nuovo modello di economia alternativa a quella criminale che parta dalla messa in rete di produttori, delle istituzioni scolastiche e della società civile”.  In questo quadro, fondamentale sarà l’interazione con la comunità locale, evitando così qualsiasi meccanismo auto-consolatorio che possa deresponsabilizzare: “per questo – sottolinea Candela – parte delle attività si svolgeranno in altre aree del centro urbano, convinti che saranno i cittadini di Piazzolla a venire da noi, interagire e confrontarsi. Solo così il cambiamento potrà diventare reale”.

Verso Rifiuti Zero 2020: utopia o realtà?

Sabato 29 Novembre 2014 presso il circolo sociale di Baiano sito in piazza F.Napolitano si è tenuta un’assemblea pubblica promossa dalla Cooperativa SEEDS in collaborazione con lo stesso Circolo, per discutere della situazione paesaggistica e ambientale del mandamento del baianese e dei diversi strumenti e forme di lotta possibili per difendere il nostro territorio e promuovere nuove forme di autoreddito.
rifiuti_zero_locandina1Per farlo, si è partiti da un’analisi del contesto europeo e italiano, parlando anche dell’attacco all’ambiente senza precedenti promosso dal cosiddetto Decreto “Sblocca Italia”, varato dal Governo Renzi-Berlusconi il 13 settembre scorso: un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza e all’inquinamento, ostinandosi ad affidare la gestione dei rifiuti alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e sull’economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse.

Mediamente in Europa il 50% dei rifiuti è riciclato, ma esistono grandi differenze tra gli Stati dell’UE: molti paesi, tra cui l’Italia, mandano ancora in discarica oltre il 90% dei rifiuti urbani. Per far fronte a questi numeri, all’insegna delle “3 R” del Ridurre, Riutilizzare e Riciclare, è stata pensata questa iniziativa, con l’intento di spingere uomini e donne del mandamento a cambiare le proprie abitudini e a fare rete, stimolando il dibattito sui temi dell’efficienza delle risorse e dell’economia circolare. Anche in vista dell’imminente costituzione dell’Unione dei Comuni del Baianese e della relativa volontà di poter esprimerci e decidere su quali sono le priorità e le necessità da soddisfare per poter vivere i nostri territori avendo garantiti servizi, diritti e un minimo di qualità della vita.

La strategia “Rifiuti Zero” si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo ZERO. La strategia si applica attraverso 10 passi, che possono essere sintetizzati come segue: eliminare l’incenerimento dei rifiuti e strutturare un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile ed ottimizzi la qualità di materiale da riciclare, diminuendo contestualmente la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti; incentivare il riuso del materiale riciclato, la riparazione di oggetti e operare scelte di vita che diminuiscano la percentuale di scarti (es: uso di prodotti alla spina); sostenere la progettazione e la produzione di prodotti totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili.  Con “rifiuti zero” i governi locali possono contribuire alla riduzione dei cambiamenti climatici, alla protezione della salute, alla creazione di posti di lavoro “verdi” e alla promozione della sostenibilità locale.

Sulla gestione di terre pubbliche. Percorsi e proposte per un accesso ai terreni demaniali trasparente, sostenibile e popolare.

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Come incentivare il ri-utilizzo di terre abbandonate? Quali i percorsi per giungere ad una reale autodeterminazione delle comunità locali? In un contesto di forte disoccupazione giovanile, è possibile avviare un’attività agricola o gestire collettivamente un terreno abbandonato? Può una proprietà “privata” essere ancora considerata tale se non più utilizzata da tempo?

Sono alcuni degli interrogativi a cui anche la Cooperativa SEEDS ha cercato di rispondere nell’ambito di due interessanti incontri svoltisi tra Roma e Firenze a inizio mese. La rete nazionale “Genuino Clandestino” e la cooperativa agricola Co.r.ag.gio,, promotori delle suddette iniziative, sono tra le più attive realtà impegnate da diversi anni sui temi – tra gli altri – delle autoproduzioni e dell’accesso alla terra. Dall’1 al 3 novembre a Firenze, nella cornice dell’incontro nazionale della rete Genuino Clandestino, si è svolto un confronto tra vari produttori e co-produttori che praticano l’agricoltura contadina e organizzano mercati autogestiti: si è discusso della campagna Terra bene comune, dell’opposizione alla vendita dei terreni pubblici e del loro recupero attraverso un’agricoltura di piccola scala, biologica e organica, fortemente relazionata con le comunità locali.

Il 7 novembre a Roma invece, c’è stato il primo dei quattro seminari del ciclo “coltiviamo il futuro”, sulle modalità di avviamento di un’attività agricola, sul valore sociale dell’agricoltura e sulla legislazione in materia.

La giornata promossa dalla cooperativa Co.r.ag.gio ha avuto l’obiettivo di fornire una panoramica dei soggetti giuridici che possono agire in agricoltura, elencando alcune delle principali fonti di finanziamento e aprendo prospettive sulle disponibilità patrimoniali legate alla risorsa “terre pubbliche”.

Ma cosa si intende per “terre pubbliche” e per “accesso alla terra”?

Precisando che l’accesso alla terra dal nostro punto di vista debba riguardare anche terreni privati abbandonati, un esempio tra i tanti per rispondere a queste domande potrebbero essere i 17 mila ettari di terreni agricoli di proprietà pubblica, (fonte Agenzia del demanio) disponibili per qualsiasi utilizzo nell’area compresa nei confini della Regione Campania. Posto in questo modo, il numero in questione può significare tutto e niente, favorendo anche interpretazioni ambigue e “narrazioni tossiche” come quella della ministra per l’agricoltura De Girolamo quando parla di “valorizzazione e (s)vendita dell’immenso patrimonio di terre demaniali dello stato italiano”: un vero e proprio esproprio di patrimonio pubblico (quindi della collettività) – a favore di banche e finanza speculativa – incredibilmente giustificato come programma di lancio per l’imprenditoria agricola giovanile! Se però lo stesso dato si rapportasse alle numerose criticità tipiche del contesto campano (alta disoccupazione giovanile, urbanizzazione e cementificazione incontrollata, disgregazione del tessuto sociale, inquinamento dei terreni), e alle altrettante “risorse” (nuove generazioni professionalizzate con alto livello di istruzione, spazi verdi coltivabili e abbandonati di proprietà pubblica o privata, crescente domanda di prodotti e servizi di qualità e di prossimità geografica, diffusa coscienza ambientalista), allora la valenza di quel dato numerico, in termini di opportunità, sarebbe ben diversa. In questo caso infatti, immaginando una concessione in comodato d’uso o tramite affitti calmierati a (giovani) disoccupati, si parlerebbe concretamente di:

– diffusione di agricoltura di qualità, comunitaria, organica e di sussistenza;

– generazione di lavoro e auto-reddito attraverso la creazione di nuove imprese agricole (giovanili);

– contrasto alle attività speculative di natura edilizia;

– miglioramento della qualità della vita e dei terreni;

– salvaguardia e manutenzione idrogeologica del territorio;

– difesa contro il fenomeno del land grabbing e il modello di espansione “agroindustriale”;

–  rafforzamento delle reti sociali e comunitarie nel rispetto dei cicli della natura.

Sono tutti obiettivi concreti che produrrebbero quel cambio di paradigma da sempre più parti auspicato, a partire dal “fiume in piena” che ha invaso le strade di Napoli sabato 16, con decine di migliaia di persone a gridare “Stop biocidio” ed esigere giustizia sociale ed ambientale. Ma è davvero possibile raggiungere queste finalità?

La risposta di SEEDS è affermativa e le proposte che seguono ne potrebbero sicuramente agevolare il conseguimento, a partire dal diritto alla terra per i giovani (potenziali) agricoltori:

–          mappatura delle terre abbandonate disponibili su base regionale;

–          connessione tra le diverse vertenze territoriali sensibili al tema;

–          creazione di una rete campana per favorire l’accesso alla terra;

–          iniziative pubbliche volte alla sensibilizzazione;

–          controlli e pressioni sulle amministrazioni locali;

–          occupazione dei terreni (e casolari) abbandonati.

Per amor del vero, a conclusione di questa sintetica (e chiaramente parziale) disamina, è bene ricordare che la vita in campagna non è tutta “rose e fiori”: assieme a quella retorica – per lo più fasulla e creata ad arte dai media – che gira intorno alle realtà rurali viste romanticamente come luoghi idilliaci lontani dagli stress dei grandi centri urbani, esistono tutta una serie di problematiche legate al mondo dell’agricoltura (di natura burocratica ed economica per lo più, tralasciando quelle legate all’asprezza fisica) che solo chi ha preso in mano una zappa può capire. Di fronte a una disoccupazione allarmante e a un bisogno di case, reddito e luoghi di socialità sempre crescente, vedere terre inutilizzate e casolari in abbandono, in attesa di essere svenduti, è inaccettabile!

Giuseppe I. Candela